Martina Patti è la madre che ha ucciso la figlia di 5 anni, Elena Del Pozzo, e ha finto il sequestro della bambina per nascondere il delitto. Una storia drammatica e sconvolgente, che ha scosso l’opinione pubblica e che ora è al centro di un processo davanti alla Corte d’Assise di Catania. In questo articolo cercheremo di ricostruire i fatti, le motivazioni e le conseguenze di questo tragico caso, basandoci sulle fonti disponibili.
I fatti: dal sequestro alla confessione
La vicenda di Martina Patti e della sua figlia Elena inizia il 13 giugno 2022, quando la donna, allora 23enne, denuncia ai carabinieri che la bambina è stata rapita da tre uomini armati e incappucciati, che l’hanno prelevata dalla sua auto dopo averla ritirata dall’asilo a Piano di Tremestieri, in provincia di Catania. La donna racconta che i rapitori le hanno chiesto un riscatto di 100mila euro e che si tratta di un regolamento di conti legato al suo ex compagno, Alessandro Del Pozzo, padre di Elena, con precedenti per spaccio di droga.
La notizia del sequestro fa subito il giro dei media e scatena la solidarietà e l’indignazione dell’opinione pubblica. La polizia e i carabinieri avviano le indagini, ma non trovano alcuna traccia dei rapitori né alcuna richiesta di riscatto. Inoltre, escludono che il sequestro sia opera della criminalità organizzata, in quanto la famiglia non risulta essere particolarmente ricca o influente. I sospetti si concentrano quindi sulla stessa Martina Patti, che viene interrogata più volte e sottoposta a perquisizioni e accertamenti tecnici.
Il giorno successivo, il 14 giugno, la verità viene a galla. Martina Patti cambia la sua versione dei fatti e confessa di aver ucciso lei stessa la figlia, con un coltello da cucina, e di averla seppellita in un campo vicino alla sua abitazione, a Mascalucia. La donna accompagna gli inquirenti sul luogo del delitto e indica il punto dove ha nascosto il cadavere della bambina, avvolto in cinque sacchi neri e coperto da cenere vulcanica e ciottoli. Il corpo di Elena viene quindi recuperato e trasportato all’obitorio per l’autopsia.
Read more about Cessione Sampdoria: tutto quello che c’è da sapere sul passaggio di proprietà
Le motivazioni: gelosia, rabbia e follia
Quali sono state le motivazioni che hanno spinto Martina Patti a compiere un gesto così orribile e incomprensibile? La donna, durante gli interrogatori, ha fornito diverse spiegazioni, tutte contraddittorie e confuse. Ha detto di aver agito in preda a un raptus, di non ricordare cosa le sia passato per la mente, di aver sentito delle voci che le dicevano di uccidere la figlia, di aver avuto paura che il padre le portasse via la bambina, di aver provato rancore verso il suo ex compagno e la sua nuova fidanzata.
Gli inquirenti e gli esperti hanno cercato di ricostruire la personalità e la situazione psicologica di Martina Patti, basandosi sulle testimonianze dei familiari, degli amici, dei vicini e dei conoscenti. Hanno scoperto che la donna aveva una vita difficile e problematica, segnata da una separazione conflittuale dal padre di Elena, da una situazione economica precaria, da una scarsa rete di sostegno sociale e da una fragilità emotiva. Hanno ipotizzato che la donna soffrisse di un disturbo borderline di personalità, caratterizzato da instabilità affettiva, impulsività, aggressività e tendenza all’autolesionismo.
Hanno inoltre avanzato l’ipotesi che la donna fosse mossa da una gelosia morbosa e patologica verso la figlia, vista come una rivale e come un ostacolo alla sua felicità. Una gelosia che si sarebbe acuita dopo la fine della relazione con il padre di Elena, che aveva intrapreso una nuova storia d’amore con un’altra donna, e che si sarebbe trasformata in rabbia e in odio, sfociati poi nell’omicidio. Una gelosia che avrebbe spinto la donna a inventare la storia del sequestro, per attirare l’attenzione e la compassione dell’ex compagno e per punirlo per averla abbandonata.
Le conseguenze: il processo e la condanna
Dopo aver confessato il delitto, Martina Patti è stata arrestata e accusata di omicidio premeditato aggravato, occultamento di cadavere e simulazione di reato. La donna è stata sottoposta a una perizia psichiatrica, che ha accertato la sua capacità di intendere e di volere al momento dei fatti, escludendo quindi l’infermità mentale. La donna è stata quindi processata davanti alla Corte d’Assise di Catania, dove si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
Il processo si è svolto tra il giugno e il novembre 2023, e ha visto la costituzione come parti civili dei nonni paterni e del padre di Elena, rappresentati dall’avvocato Barbara Ronsivalle. L’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Giuseppe Verzera, ha chiesto la condanna all’ergastolo per Martina Patti, sottolineando la gravità e la crudeltà del delitto, la premeditazione, l’assenza di pentimento e la mancanza di movente plausibile. La difesa, affidata all’avvocato Gabriele Celesti, ha invece chiesto la condanna a 30 anni di reclusione, invocando le attenuanti generiche e la collaborazione con la giustizia.
Read more about Delving into the Meaning and Usage of Goads in The New York Times
Il 18 novembre 2023, la Corte d’Assise ha emesso la sua sentenza, condannando Martina Patti all’ergastolo, con l’isolamento diurno per sei mesi e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. La Corte ha ritenuto provata la responsabilità dell’imputata, basandosi sulle prove raccolte, sulle sue stesse confessioni e sulle testimonianze dei testimoni. Ha inoltre respinto le attenuanti generiche e la collaborazione con la giustizia, rilevando che la donna ha confessato solo dopo essere stata scoperta e che ha cercato di depistare le indagini con la menzogna del sequestro. Ha infine disposto il risarcimento dei danni morali e materiali alle parti civili, quantificati in 2 milioni di euro.
Conclusion
La storia di Martina Patti e della sua figlia Elena è una di quelle che lasciano senza parole e che fanno riflettere sulle dinamiche psicologiche e sociali che possono portare a compiere gesti così efferati e incomprensibili. Una storia che ha commosso e indignato l’Italia intera, e che ha visto la giustizia fare il suo corso, infliggendo la pena massima alla madre assassina. Una storia che, purtroppo, non è l’unica nel nostro Paese, dove sono centinaia i casi di genitori che hanno ucciso i propri figli, per motivi diversi e spesso inspiegabili.
FAQ
- Chi è Martina Patti?
- Martina Patti è la madre che ha ucciso la figlia di 5 anni, Elena Del Pozzo, e ha finto il sequestro della bambina per nascondere il delitto.
- Perché ha ucciso la figlia?
- Le motivazioni che hanno spinto Martina Patti a uccidere la figlia sono ancora incerte e contraddittorie. Si ipotizza che la donna fosse mossa da una gelosia morbosa e patologica verso la figlia, vista come una rivale e come un ostacolo alla sua felicità, e che fosse in preda a un disturbo borderline di personalità, caratterizzato da instabilità affettiva, impulsività, aggressività e tendenza all’autolesionismo.